Provando e riprovando

pianeta-diamanteHo finito il racconto per il nuovo ALIA.

86.000 caratteri, 14.000 parole, 180 K, 131 ore e 196 revisioni, laddove per revisione si può intendere anche semplicemente tenere aperto il file in background e ogni tanto aggiungere o togliere una virgola. Tutto ciò significa un testo sulle quaranta cartelle, un po’ più lungo delle mie previsioni.

Qui le prime righe:

«Il sole. Riconoscerlo da lì non è facile. Una stella appena più brillante, appena più evidente. In quel momento giace sullo stesso piano dell’eclittica di Lamia, un pianeta nano e luogo del loro sbarco, e del suo gemello – planetoide 212037 – frettolosamente ribattezzato la Farfalla. E la Farfalla vola: ogni tre cicli ritorna, proiettando la sua debole ombra sulle pianure luccicanti di idrocarburi congelati e sulle altissime scogliere di grafite»

È una storia di guerra, come preannunciato. Di guerra nello spazio. In fondo è più o meno quello che avevo promesso. Ricordate? «…Un’altro legato a un passaggio di uno dei racconti o dei romanzi del ciclo della Corrente, dove accennavo a una particolare tipo di piloti tranx, dei ferocissimi istinti superfelini (lo so, Cordwainer Smith ha scritto I picoli micieti di mamma Hitton e io l’ho letto, lo confesso)…» L’avevo scritto qui e ho cercato di rimanere fedele a quella semplice, brevissima immagine.

Una storia di guerra non significa, comunque, una storia retorica. Anzi, in questo caso sospetto che si tratti di una vicenda particolarmente anti-retorica, con un finale che serve a ridefinire con maggiore precisione – e un certo grado di crudeltà – il rapporto che esiste tra gli umani e i tranx (i transgenici) ovvero i moroeauviti secondo H.G.Wells o gli homuncoli secondo Cordwainer Smith.

ExoplanetsCon questo racconto ritorno alla serie dei testi pubblicati in ALIA 1 (Il perdono a dio), ALIA 2 (Castelli sulla nube), ALIA 3 (Un rifugio a Baba Yaga) ALIA Italia (Ola e Olb) e ALIA Autori Italiani (Leggere al buio). Può capitare a tutti di avere un “ciclo” o probabilmente può diventare abituale ambientare nello stesso “universo” e nella stessa corrente storica una serie di racconti e di romanzi. La sensazione di non aver detto tutto può essere molto pervasiva. In questo caso, comunque, devo ringraziare il buon Fabio Lastrucci che ha insistito a gran voce per farmi riprendere il mondo della “Corrente”. Adesso non mi resta che sperare che il mio racconto piaccia. Se non piacerà la colpa sarà comunque mia e certo non di chi mi ha spinto a scriverlo 😉

A questo punto mancano ancora alcuni racconti. Quello di Silvia Treves, per dire, che è stato terminato ma non è ancora pronto, quello di Paolo Cavazza, nelle stesse condizioni, quello di Consolata Lanza, quello di Alessandro Defilippi, quello di Davide Mana. Viceversa nel silos sono già stivati i racconti di Vincent Spasaro, di Maurizio Cometto, di Luca Barbieri, di Fabio Lastrucci, di Vittorio Catani, di Mario Giorgi e di Massimo Soumarè.

Beh, lasciatemi dire che si tratta di un buon equipaggio. E li potrete leggere nel prossimo ALIA, ALIA Evo.

pianeta carbonio

15 pensieri su “Provando e riprovando

  1. L’incipit è molto invitante…
    196 revisioni?Come le hai contate?196 file?
    Messi così secondo te quando riuscirete a far uscire ALIA?Per Natale?Sempre che tu ne abbia idea…
    Io aspetto 😀

    • Ciao Cily! 196 revisioni corripondono al numero di volte che ho riaperto il file e l’ho sia pure di pochissimo modificato. Uso un programma di un paio di eoni fa che si preoccupa di segnalarmi anche queste piccolezze. Quanto ad ALIA il termine ultimissimo per la presentazione dei testi – in lingua e tradotti – è il prossimo 28 febbraio. Penso che il nuovo ALIA ci sarà più o meno per la prossima SS.Pasqua. Grazie per l’attesa!

      • Uff… 28 febbraio! No, il mio sarà pronto prima della fine di ottobre, salvo gli interventi che la tua editor vorrà indicarmi. Potrebbero essere molti…

  2. Sono felice di tornare a leggere dei mondi della Corrente. L’inizio è splendido, mi rafforza l’idea che caldeggiarne la scelta sia stata una cosa opportuna, ma c’è poco da pavoneggiarsi: andavo sul sicuro. 😉

    • Rientrare nella Corrente non è stato affatto facile, sul serio. Ma sono contento che l’incipit ti piaccia e spero che ti piaccia anche quello che segue. Ah, dimenticavo, smettila di fare lo spiritoso…

  3. Ehm… Il mio racconto è pronto al 95 per cento, come il software dell’F-35 (nel frattempo il caccia più costoso del mondo può volare solo di giorno e con bel tempo). Anche il tempo di sviluppo è paragonabile, visto che l’ho abbozzato nel febbraio 2009! Nonostante il lavoro di lima e di mola, sono ancora quasi 15000 parole. Ancora troppe. Però posso anticipare il titolo: “F come Frankenstein”. Oh, se volete anticipo anche l’inizio…

    • Ciao Paolo! Un titolo “Classico”, direi. Va benissimo anticipare l’inizio, è quello che ho intenzione di fare per tutti i racconti che pubblicheremo. Ti chiederei soltanto di farci avere prima il testo completo. Mi rendo conto che separarti da un racconto tanto a lungo covato non è facile, ma resisti: come per i cuccioli ti dirò: «va a stare bene». Un abbraccio e a presto.

      • Un’esperienza molto strana. Non credevo che fosse così difficile scrivere una storia parzialmente autobiografica mentre gli eventi accadono, talvolta anticipando quelli immaginati, talvolta modificando sottilmente la prospettiva. Qualche giorno fa ho ritrovato su un alto scaffale il romanzo meno noto di Arthur C. Clarke, “Glide Path” (mai pubblicato in Italia) e ne ho tratto qualche conforto vedendo il modo in cui Sir Arthur aveva “nascosto” sé stesso sullo sfondo delle vicende reali – è un romanzo ambientato nel 1944 durante i test del primo sistema radar per l’atterraggio guidato da terra, o GCA – anche se credo che nessun lettore abbia mai preso sul serio la nota introduttiva in cui sosteneva, “con enfasi ancora maggiore del solito”, che tutti i personaggi erano inventati.

        Ci sono quasi… Ci sentiamo nei prossimi giorni. Auguri e buon fine settimana.

  4. Gran coraggio! Io non ho mai tentato di scrivere qualcosa di parzialmente autobiografico anche per non infognarmi senza speranza nei dubbi. Complimenti, davvero. Rimaniamo in attesa. Tieni comunque conto che io sono un editor noioso, ma Silvia è un tagliatore di frasi e di teste.

    • Lo supponevo, e ho sempre pensato che sia stata più che altro la fortuna del principiante a far passare indenne “Dialogo all’uscita del Nodo”. Ma prima di affrontare le forbici di Silvia ho un problema più immediato: il finale non va. Non l’ultima frase, ma quelle due o tremila parole che vengono prima.

      • Aggiungo che la parte strettamente autobiografica si limita a descrivere qualche aspetto del lavoro di scrive o gestisce software su grossi sistemi – che è qualcosa di abbastanza diverso da ciò che si vede normalmente nei film.

    • Beh… un programma del 1990 o giù di lì. Il Wordpro del pacchetto Lotus. Non ridere, per carità, ma non sono mai riuscito ad abituarmi al Word o all’Open Office. Sicché scrivo col mio programma (che peraltro mi permette di fare quasi tutto ciò che mi viene in mente) e se devo spedire qualcosa a qualcuno o pubblicarlo lo salvo in .rtf o in word, cosa che il programma mi permette di fare.

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