Che cosa vi aspettate da me?

writerNon ho un racconto per il prossimo ALIA.

Cioé, non è che non ce l’abbia, ma non mi viene in mente nulla di adatto. È come un regalo per un’occasione particolare. Hai in mente una serie di oggetti narrativi disponibili che potrebbero anche andare bene, ma nessuno sembra davvero adatto.

Nell’ultimo ALIA, ALIA Storie, 2011, copertina verde, ho pubblicato (a fatica, dal momento che ero ancora alla prese con i postumi dell’ictus avuto nei mesi precedenti) un racconto che, a rigore, sarebbe andato bene in coda a “In controtempo”. Un racconto che non era di sf ma semplicemente di fantastico, con un personaggio – un architetto specializzato in arredamento di interni, prossimo al fallimento – visibilmente destinato a una triste fine. Proprio ciò che non piace, ormai l’ho capito, a un certo Iguana Jo. Ma ovviamente non è questo a impedirmi a proporre di nuovo qualcosa del genere. È semplicemente il desiderio un po’ farlocco di sparare una bella storia fantascientifica.

gravastarChe sia bella, poi, io sono l’ultimo al mondo a poterlo dire, ma credo si capisca bene che cosa intendo. Una storia ambientata molto lontano della Terra, in un lontano futuro. Potrebbe essere un racconto da aggiungere al ciclo della Corrente, in fondo nei precedenti cinque numeri di ALIA ho sempre pubblicato un racconto appartenente al ciclo. Ma potrebbe anche essere qualcosa di molto diverso. Il romanzo che (non) sto finendo di scrivere si svolge in un universo con una storia molto diversa da quello dell’Udienza e della Corrente. Un universo dove esistono specie aliene con le quali gli umani sono gradualmente venuti a contatto. Un universo dove curiose, enormi stelle, le «Gravastar», fungono da portale per ammassi locali, dove tutte le razze che conoscono questo genere di trasporto finiscono fatalmente per incontrarsi. Dove incontrare un alieno ha smesso di essere un fatto sensazionale per diventare una seccatura, un impegno, una difficoltà, un grattacapo, un problema. Lo so, lo so, le Gravastar sono parte di un’ipotesi screditata sulla fisica dei buchi neri, esattamente come so che nel ciclo di Chanur l’ottima C.J.Cherryh ha giusto immaginato qualcosa di simile a una stazione di incontro tra navigatori più o meno alieni. Ma dev’esserci qualcosa di profondamente suggestivo, in quest’idea, tanto da appiccicarmisi addosso e risaltare fuori a distanza di un ventina d’anni. E comunque, direi che immaginare sia la musica il miglior modo di fraternizzare con gli alieni – tanto che l’unica struttura interspecifica nata per controllare il corretto svolgimento degli affari nelle stazioni ha un nome dannatamente musicale: la Cromantìa – non è un’idea poi del tutto da buttare.

chanurSono perseguitato da molte idee che, complessivamente, mi permetterebbero di scrivere addirittura tre racconti. Uno di puro fantastico, legato a una visione – o meglio, a un’illusione – notturna nata portando a spasso il mio cane (NON ridete!). Un’altro legato a un passaggio di uno dei racconti o dei romanzi del ciclo della Corrente, dove accennavo a una particolare tipo di piloti tranx, dei ferocissimi istinti superfelini (lo so, Cordwainer Smith ha scritto I picoli micieti di mamma Hitton e io l’ho letto, lo confesso) e, infine, il terzo legato al problema dell’immortalità, ovvero di una specie i cui membri siano realmente immortali e ai loro possibili rapporti – o mancanza di essi – con specie che immortali non sono… un racconto per il quale i mondi della Cromantìa sarebbero perfetti.

astronave-doroMa non si raccontano le tracce prima di averle stese! È una vergogna, un’ignominia, un orrore!

Vero, ma questo blog, in fondo, è un boudoir, uno spogliatoio, un luogo dove fare quattro chiacchiere prima o dopo la partita. E, in ogni caso, aver dichiarato le mie intenzioni funziona da impegno. Verso di me e verso i lettori, quattro, quaranta o quattocentomila che siano. Mi auguro che altri autori abbiano voglia di commentare, magari suggerendomi di buttare via tutte e tre le tracce o proponendo un’idea, una traccia del racconto che proporranno. ALIA è qualcosa di diverso, in tutti i sensi.

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8 pensieri su “Che cosa vi aspettate da me?

  1. Camminare in solitudine, per spremersi le meningi, è un esercizio più che proficuo. In questo avere un cane ti avvantaggia. Ovviamente, soprattutto per mie egoistiche preferenze di gusto, ti direi di seguire la visione notturna. Ma anche le perfidie dei micetti… o i problemi dell’im/mortalità… Mi attirano tutti, vedi un po’ te. Con questo il mio validissimo contributo si conclude. Ma quell’immagine dello scrittore che porta a spasso il cane ponzando mi è rimasta in testa, chissà…

    • Non preoccuparti, i sogni sono sempre più suggestivi della realtà. E poi il cane ha un suo ruolo, ammettiamolo. Ma prometto di fare il possibile per renderli un pochino più reali di come appaiono qui descritti. Un grosso abbraccio!

  2. Aspetto il racconto che desideri scrivere…uno più degli altri ti perseguiterà e l’avrà vinta…come fanno i bambini che insistono e insistono e alla fine ti convincono…
    Come lettrice ho solo una richiesta…portaci lontano con quella tua immaginazione un po’ onirica e così concreta…che poi come un boomerang ci riporta qui, un po’ cambiati…
    Spero davvero in un racconto di fantascienza…della tua bellissima fantascienza!

    • È molto probabile che vada esattamente così. Per il momento non ho ancora “scelto” ma so che avverrà abbastanza presto. In realtà non ho sempre questo genere di incertezza, ma è stato un (lungo) periodo senza nulla di nuovo da scrivere ed è abbastanza normale che mi siano nate più idee. Grazie per il commento sulla mia fantascienza, il genere di commento che provoca un certo piacere, sia pure temperato da parecchio imbarazzo. Diciamo che cercherò di essere alla mia altezza.

  3. I mondi della Corrente mi hanno sedotto diverso tempo fa. Mi piace la tua narrativa a 360°, Max, ma quelle atmosfere sf così poco comuni hanno un potere attrattivo in più, quindi coi felini mi conquisti di sicuro.

    • Un suggerimento ben preciso: grazie davvero. Il mio problema con il ciclo della Corrente è che spesso la sensazione di aver già scritto ciò che volevo scrivere. Io ho il relativo vantaggio sui miei lettori di un paio di romanzi in più che (quasi) nessuno ha letto e dei quali l’ultimo scritto è stato “scottato” dal fallimento in un concorso nazionale. Non è questione di amor proprio ferito, ma di semplice cautela nel risvegliare certi sfondi e certi tempi. I miei felini, i miei “picoli micieti” affascinano anche me, in ogni caso, e cercherò di non dimenticarli.

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