Quest’utimo articolo del 2015 è stato scritto da me, Massimo Citi, con appollaiata alla mie spalle Silvia Treves, teoricamente intenta a correggere i compiti, ma in realtà pronta a intervenire sul testo. Per evitare ulteriori discussioni ho tenuto anche i suoi interventi che appariranno nel post con un altro colore.
Mancano otto giorni alla fine dell’anno. Il che non è molto, via ammettiamolo. Alla serie dei racconti per ALIA Evo 2.0 si sono aggiunti, intanto, altri due racconti. Il primo è «Fifone» di Valeria Barbera, un delizioso horror con due bambini come protagonisti – ciò che la nostra anima perversa e dispettosa predilige nel campo orrorifico – e il racconto «La discoteca e le querce» di Consolata Lanza, una storia di fantasmi rarefatta e malinconica, un piccolo capolavoro. A questo punto mancano soltanto il racconto di Massimo Soumaré, del quale ho avuto se non altro occasione di leggere l’incipit, e il diciassettesimo racconto, del tutto imprevisto fino a pochi giorni fa, scritto da Fulvio Gatti, autore di un curioso racconto pubblicato nel nostro decimo Fata Morgana, oltre che di una caterva di altre cose e cosette e storico coordinatore di Torino Comics.
Con il raggiungimento del diciassettesimo autore – non si tratta di un commensale, rilassatevi e non siate superstiziosi – la struttura di ALIA Evo 2.0 è sostanzialmente definitiva. Mancano ancora due racconti che saranno terminati entro la prima decade di gennaio (LA PRIMA DECADE DI GENNAIO, È CHIARO A TUTTI?), la parte centrale del racconto di Silvia Treves (compatitemi, ho combattuto su due fronti: la scuola e ALIA, Alia è stato il fronte migliore. ST) che abitualmente scrive l’incipit, poi la chiusura e quindi la parte centrale del testo (non è vero, la chiusura si palesa verso metà del racconto ST) . Non chiedetemi come fa (si tratta di intuito, scrivo con l’emisfero destro ST). Resta da fare un briciolo di editing a un paio di racconti, poi… vabbé, Silvia mi ha fatto notare che il mio racconto è almeno in parte… incompleto e che farò bene a rimetterci le mani. Questo succede a convivere con un’editrix – come insegna il buon Paolo Cavazza – anche se, per le meno, avrò la possibilità di vendicarmi, pardon, di rifarmi leggendo il suo. Il tutto, comunque, ci porterà via pochi giorni e per l’epifania saremo pronti.
Tranquilli, non siamo in mezzo al guado: succede a ogni nuovo ALIA: prima c’è il caos poi tutto a va a posto. È come l’assemblaggio delle proteine: l’ordine della struttura finale è insito nella sequenza degli aminoacidi: ovvero la sequenza dei racconti nasce da sola dalle loro qualità intrinseche. E io spero di dimostrarlo scrivendo l’introduzione! ST.
Ma che cos’è questa ALIA 2.0? Bella domanda. Diremmo una rassegna di narrativa fantastica che – teoricamente – dovrebbe tenere attaccati alle pagine i lettori. Un’antologia dove si incontrano, collaborano, sognano e delirano diciassette autori. Senza gelosie, senza invidie, senza ansia né timori ma in scioltezza, come in un lungo, divertente giro in bicicletta o sugli sci. Nonostante la diffusa convinzione – fin troppo diffusa per la verità – che non sia possibile costruire una vera antologia fantastica di autori italiani (notoriamente rissosi come i polli di Renzo) che meriti davvero di essere letta, ALIA Evo 2.0 è in dirittura d’arrivo. ALIA è l’Arcipelago del Fantastico: tra i suoi autori vi sono vecchie e nuove leve del fantastico e della fantascienza italiana, veterani e spine, vecchi filibustieri e giovani corsari, quanto merita leggere per andare Oltre.
Questa volta non ci sono autori stranieri. Vero. Ma noi siamo esploratori, non turisti e per andare lontano non dobbiamo percorrere mezzo mondo: veleggiare lungo le nostre coste può riservare molte sorprese. I migliori auguri di tranquille feste e di un 2016 normale e persino un po’ noioso come una domenica pomeriggio piovosa.