Oggi ho pubblicato su Amazon.it il mio racconto lungo, titolo «Leggere al buio», autore Massimo Citi, uscito in cartaceo nel 2008 in ALIA Autori Italiani e ora disponibile in formato e-book per CS_libri.
Potrei dire che è stupendo, meraviglioso, da togliere il fiato, che non riuscirete a staccare gli occhi dalla pagina e altre simili sciocchezze ma non ci credo nemmeno io. Posso giusto invitare i miei lettori a leggerlo, magari anche gratis utilizzando kindle unlimited.
Per presentare più o meno degnamente il libretto utilizzerò la prefazione all’edizione elettronica che troverete di seguito. Resta soltanto da spiegare perché mai mi sono adattato a pubblicare su Amazon.it nonostante il mio parere non propriamente positivo sull’impresa Amazon. Bene, il dato reale è che su Amazon.it passa l’80% dei possibili lettori e non posso decentemente ignorare un’andamento di queste dimensioni. Questo non mi impedirà di parlarne, anche criticamente, se necessario.
Ed ecco la prefazione:
«Leggere al buio ha una strana genesi e una storia quantomeno bizzarra. Nato da una fotografia scattata da Cettina Calabrò doveva entrare, come tutti gli altri racconti, nati anch’essi da una fotografia, nell’antologia Sviluppi Imprevisti. Lo scrissi, una prima stesura di una ventina di pagine, ma per quanto decente mi parve troppo lungo e finii per scartarlo, preferendogli un altro testo. Ma avere un racconto interminato mi disturbava, sicché, per la pubblicazione di ALIA Autori Italiani, uscita nel 2008, ci rimisi le mani allungandolo e dandogli sostanzialmente l’attuale forma.
Ma la storia di Leggere al buio è bizzarra non solo nella sua storia in quanto racconto lungo ma anche come soggetto letterario. Non ho un particolare amore per il fantasy, ancora meno amo quello di derivazione dall’occidente medievale, che apprezzavo in gioventù ma che credo che ultimamente abbia perso spessore e significato. Così ho voluto correre il rischio di scrivere una storia rispettando in apparenza le regole non scritte del genere fantasy, ma facendo in modo di tradirle, rendendo il mondo medievale narrato parte di un universo di mondi in un ciclo fantascientifico. Il racconto è rimasto così sul confine tra i generi e tutto sommato, viste anche gli apprezzamenti ricevuti, ne sono contento. Quanto all’abitudine di bruciare i libri si tratta di una distopia molto comune in tutti i tempi, le civiltà e i regimi. Anche se, visto il mio mestiere di libraio per una quarantina d’anni, non potevo non considerarlo che una pratica appena meno grave del bruciare i bambini. Buona lettura a tutti!»
Appunto, buona lettura a tutti.