Continuiamo, imperterriti, a pubblicare una breve presentazione dei racconti pubblicati su ALIA Storie. Ricordo che il testo è stato curato da Silvia Treves che, come dimostra il suo ultimo post sul suo blog Esercizi di dubbio, non riesce proprio a dimenticarsi di Fukushima e dei prossimi referendum…
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Ho scoperto l’efficienza e la puntualità delle ferrovie giapponesi da ragazzina. Non di persona, purtroppo, ma attraverso un poliziesco ben congegnato, nel quale l’assassinio riusciva a compiere il proprio crimine muovendosi in treno, sul filo dei secondi, da un capo all’altro del Paese. In Italia sarebbe giunto con un ritardo di 4 ore e, inferocito, avrebbe perso tempo a chiedere il rimborso autoaffondando il proprio alibi. Da allora ho imparato molto sulla portata, anche simbolica, delle ferrovie giapponesi. Ma non avrei mai immaginato che un nippo-treno potesse giungere a tanto…
Alice Arisugawa
SULLA DISTESA D’ACQUA
Alcune persone imbarcate su una nave in missione scientifica passano la serata chiacchierando. Il capitano, conversatore sempre pieno di aneddoti e citazioni, mescola episodi vissuti e leggende di mare, tiene banco tutta la sera e poi invita uno dei presenti, un giovane giapponese, a dare un’occhiata sul ponte: stanno costeggiando il paese di suo nonno…
Iniziato sulla scia dei racconti fantastici “natalizi” ottocenteschi, il racconto approda a un finale inaspettato e suggestivo, che sembra preannunciare il recente disastro ambientale di Fukushima.
Bambini e fantasmi sono un’accoppiata comune della ghost story. Fantasma + bambino o fantasma-bambino funzionano abbastanza bene, ma occorre avere la mano leggera, altrimenti la tensione pazientemente evocata dall’autore rischia di trasformarsi in un tormentone banale che alla fine suscita più il riso che l’inquietudine. Nel racconto che segue, le presenze vengono suggerite, evocate, scorte per un attimo, e alla fine nulla pare accadere davvero, tutto resta confinato nello spazio chiuso del Regno dorato.
Reiko Hikawa
IL REGNO DORATO
Due antichi compagni di studi si reincontrano dopo molti anni, Le loro vite hanno seguito destini molto diversi: Shirahaze, ricchissimo anticonformista si è sempre più isolato dal mondo, seguendo le proprie curiosità e il proprio senso artistico, Asaki, semplicemente benestante ha alla fine accettato un impiego di buon livello e scrive, Il dialogo fra loro, allentato ma mai interrotto riprende, reso più difficile dalla lontananza ma soprattutto da un qualche segreto che Shirahaze pare disposto a condividere. La casa, terza e non ultima protagonista della storia sembra, come in passato, abitata da spettri restii a mostrarsi. Forse è colpa delle nuove maschere teatrali collezionate dal padrone di casa? Non ha alcun senso, eppure quando Asaki ne infila una…
È l’inizio di un breve soggiorno inquietante, sottolineato dal magnifico bosco dorato che circonda e isola la casa, nel quale le parole paiono davvero capaci di evocare il mondo.
Come “Senza parole”? Un racconto NON può intitolarsi così, mica è una vignetta! Vero, ma le vignette, solo evocate da qualche frase, compongono metà della storia – o forse dovrei dire della metastoria – di Bruno, protagonista di una vicenda disegnata ed evocata dalle poche parole che accompagnano i disegni. Una storia volutamente eccessiva e melò, messa insieme da un qualcuno a sua volta osservato da qualcun altro.
Fulvio Gatti
SENZA PAROLE
Bruno è un bibliotecario di mezz’età, la tipica persona meticolosa e affidabile, che tutti conoscono ma che ricordano solo quando lo incontrano. Un attimo dopo, Bruno è già scivolato fuori dalla mente… Diciamoci la verità, raccontare la storia di uno così è un’impresa impossibile. Occorre aggiungere qualche ingrediente per risvegliare l’attenzione del lettore. E l’autore della storia di Bruno ce la mette tutta: una bella donna in ambasce, un figliastro vessato, tragedie famigliari…
Troppo eh? E se ai lettori piacesse un bel drammone? A me è piaciuto, per dire. Soprattutto alla fine. La fine vera, intendo, non la fine della storia, la fine fine. Non si è capito niente? E allora provateci voi a raccontare ‘sta storia piena di disegni che non si vedono, con un soggetto scritto da uno che ha bisogno di una bella revisione e commentata da due…
Sì, non dico niente. Nemmeno questo mi fanno scrivere!